Nulla è come la Sardegna anche per i suoi suoni, quella particolare calligrafia che in un attimo aderisce al nostro cuore e ci porta lontano con i ricordi, le sensazioni immediate ed i sogni futuri.
Sarebbe bello mappare tutti i suoni della Sardegna come i protagonisti del bel film Lisbon Story, andare in giro e registrarli, incanalare questa energia e fonderla alle suggestioni che può creare.
Iniziamo intanto ad occuparci dei suoni della nostra tradizione canora e poetica, con una serie di articoli sui nostri poeti, i nostri tenores, le nostre voci.
Iniziamo con un bell’articolo di Giulia Madau che riscopre e scopre una Sardegna che è da sempre in viaggio con la creatività, e fa viaggiare dalle orecchie all’anima, lontano lontano.
La poesia di Nonno Raffaele e l’arte ‘de sa repentina’. di Giulia Madau
Sì, la Sardegna è anche questo, è poesia, è musica, è passione per l’arte, per i racconti orali soprattutto.
Il grande poeta Alberto Masala ha scritto:
Io sono sardo. Ed ancora conservo il ricordo di quando mia nonna mi portava dopo cena in piazza a sentir cantare i poeti. Con la sedia sulla testa ci s’incamminava per la via principale del villaggio in un corteo che man mano s’infoltiva sempre di più, come formiche.Tutti con la sedia sulla testa.
Proprio ieri, parlavo con mia nonna, classe 1924, che non si ricorda cosa ha fatto cinque minuti prima, ma quando racconta i fatti del passato non si riesce più a fermare, arricchisce tutto con mille particolari e dettagli, e io ascolto con bramosia e curiosità.
Mi piace starla a sentire e ciò che dice mi rapisce e mi fa scoprire un mondo, una realtà e un modo di vivere completamente diversi, nonostante non siano passati chissà quanti anni.
Ieri mi raccontava che mio nonno Raffaele (suo marito e padre di mio padre)si dilettava, ed era anche molto bravo (ma ovviamente lei è di parte!) nel canto a repentina :
“una rara forma di espressione poetica in musica di tipo estemporaneo, tipica della Sardegna centro occidentale che si basa su un alto numero di versi settenari strutturati secondo schemi metrici differenti”. Vedi qui.
In passato cantare e comporre poesie era un modo di divertirsi, di passare il tempo mentre si lavavano i panni o si faceva il pane, di sfidarsi giocando, di comunicare e anche innamorarsi.
Eh sì, questo successe nel 1940 a Solarussa. Fu un colpo di fulmine: mia nonna si innamorò di mio nonno proprio perché lo sentì cantare a repentina, la sua voce e i suoi versi furono, per dirla con Dante, ‘galeotti’ e diedero vita a più di sessant’anni di matrimonio, a sei figli, dieci nipoti e due pronipoti.
Durante l’arco della sua vita, Raffaele si incontrava con gli amici al bar, in campagna, in piazza, in qualche cantina davanti a un fisco di buon vino ‘nieddu’ e tutti insieme si dedicavano a cantare allegramente in versi, molto spesso prendendosi in giro tra di loro.
Addirittura ho scoperto che per qualche anno, aveva intavolato una specie relazione epistolare di poesie con un suo amico, sempre di Solarussa, tra l’altro anche suo vicino di casa.
Ogni mese si scrivevano lunghe poesie su fatti di politica, attualità, avvenimenti accaduti in paese, si sfidavano a chi fosse migliore nel comporre i testi e ovviamente si divertivano a screditarsi l’un l’altro, cosa che solo i grandi amici possono fare.
I poeti cantavano ed il pubblico giudicava. Nei giorni successivi la gente ricantava quelle poesie, ma, poiché era impossibile ricordarle esattamente, venivano trasformate, ‘rifatte’ in una nuova composizione frantumata in mille frammenti. Per averle intere avresti dovuto radunare l’intero villaggio in un canto collettivo. Per una o due settimane mia nonna mi parlava solo in rima (Alberto Masala)
Io purtroppo non ho mai avuto il piacere di sentire mio nonno cantare, ma avrei voluto tanto, così come avrei voluto camminare con lui, con la sedia sulla testa, per andare ad ammirare e ascoltare con attenzione i poeti, così come racconta Alberto sopra!
Ora posso sentirli solo durante le feste paesane perché, nonostante tutto, fortunatamente sono ancora parecchie le persone che cantano a repentina o nelle altre forme.
Infatti, la tradizione poetica orale della Sardegna è composta da diversi modi di cantare: l’ottava logudorese, i mutos, la cantada campidanesa, il canto a sa repentina e a battorinas (nel video seguente).
Questi canti e le loro melodie cadenzate, precise e ordinate hanno la capacità di trasportarti su un universo parallelo fatto di emozioni e sensazioni intense, forti come le voci di chi canta e potenti come le rime che nascono, vivono per qualche minuto e muoiono, ma non nella testa di ascolta!
Su SardegnaDigitalLibrary è possibile ascoltare decine di contenuti audio e video con poesie, canzoni, gare a chitarra de ‘is cantadores’ – cantatori.
di Giulia Madau
mi piacerebbe inviare una bella frase per ricordare mio padre ,ma ho poca dimestichezza, e dico solo che sono orgogliosa di conservare le sue poesie
Ciao Marina scusa il ritardo, le tue parole sono assolutamente già ricche di significato e trasmettono la passione verso il lavoro poetico di tuo padre