Sardegna notturna che riposa fra le stelle…

Fotocamera oscura di Marcello Carlotti

 

Ci sono delle cose che, semplicemente, non ci sono più, macinate via da nuove abitudini e dalla selettività della nostra memoria.

Fino a non troppo tempo fa, ad esempio, il momento del telefono era un rito e, in quanto rito, aveva uno spazio suo proprio – la cabina telefonica, o il mobiletto sul quale si sono posati i telefoni analogici e quelli digitali. Poi sono arrivati i cordless e infine i cellulari e di quel rito nessuno si ricorda più.

Dimenticata la sedia affianco al mobiletto, la rubrica cartacea, i numeri ricordati a memoria, i gettoni e le prolunghe per portarsi in camera le telefonate più personali. Sopratutto scordato il rimbrotto dei genitori che ci ricordavano di abbreviare, che il telefono non serve a far salotto.

Ci sono però delle altre cose che ci sono ancora ma che per abitudine non vediamo, scordate anch’esse, sebbene si ripetano ogni giorno, attorno a noi, sopra di noi, uguali da millenni.

 

 

È sabato pomeriggio. Ho due giorni liberi e decido di passarli con un amico fotografo, venuto qui sull’isola a trovarmi.

Il planning è viaggiare da sud, Cagliari, a nord, Santa Teresa. Ma potremmo cambiare idea.Decidiamo che decideremo di volta in volta, intanto ci prepariamo a partire, con le macchine fotografiche cariche e i telefoni spenti.

È sabato ma è anche il 24 di dicembre. Abbiamo tempo fino al 26, quando io riprendo a filmare per il mio documentario e lui riparte per un servizio.

Rafael non è mai stato in Sardegna, è peruviano, nato sulle Ande con la faccia da indio. Quando parla, gli occhi scuri diventano spilli e la lingua aguzza come un machete.

Conosce la Sardegna dalle foto dei libri di altri fotografi, da internet e dal gossip internazionale sulla “Costa Esmeralda”, come dice lui cercando di parlare italiano.

 

 

Erano anni che non ci incontravamo, ed ora eccoci qua, come fosse passata mezza giornata dall’ultima volta.

È carico, dice che, secondo lui, la scelta della luce nelle foto che normalmente ritraggono la Sardegna è ormai stereotipata, che si abusa dei colori e si livella col bianco e nero.

Si chiede, e gira a me la domanda, se esista ancora la Sardegna selvaggia, primitiva, autentica.

Ma come fai a parlare di Sardegna selvaggia con uno che ha vissuto l’infanzia sulle Ande, l’adolescenza in Amazzonia e ora lavora nella steppa russa?

“Esiste ancora “quella” Sardegna libera e incontaminata?” mi provoca.

 

 

Per tutta risposta gli faccio cenno di montare in macchina e poi, mentre partiamo, gli dico che lo porterò a fotografare delle cose che i turisti ancora non conoscono. Ignorata da tutti, anche se è lì a portata di sguardo.

“Cosa?” mi chiede serrando le pupille. “Aspetta” gli faccio.

La macchina esce da Cagliari, prende per Quartu e punta verso l’Orientale Sarda. Il sole è andato giù, e siamo fortunati: in cielo non ci sono nuvole, e l’aria, spazzata dal vento, è fredda e tersa.

Ci arrampichiamo sulle curve, in silenzio. Ma Rafael freme: vuole sapere cosa diavolo voglio fargli fotografare, ma è troppo orgoglioso per farmi due volte la stessa domanda, e così aspetta e freme.

Quando ormai siamo lontani da Cagliari, lasciata alle spalle, cerco una piazzola di sosta e scendo. Prendo la mia macchina e il treppiede. Rafael non resiste e mi chiede “Dunque?”

Per tutta risposta piazzo la macchina e guardo verso il cielo: il mare sullo sfondo, e comincio a scattare.È gennaio inoltrato, il postino mi lascia un plico: sono i provini di Rafael.

Non aveva mai pensato che, quando la terra si satura, talvolta l’anima dei luoghi si riposa fra le stelle della notte.

 

Wojciech Wandzel-Nest to the city called Cala Gonone we had to spend that night. I had an opportunity to shoot the stars. Is was an amassing night.
Foto di Wojciech Wandzel

 

*Nulla come la Sardegna è una categoria del blog che cerca di trovare i punti di contatto tra i tanti momenti emozionanti che ci scatenano una sensazione di benessere e ci fanno esclamare un wow interiore rigenerante.

Ospitiamo spesso racconti di viaggiatori e innamorati della nostra terra anche per sondare aspetti inusuali e condividere le loro emozioni.

Oggi riflettiamo, grazie al racconto di Marcello Carlotti, sulla Sardegna notturna, sulla possibilità di un turismo notturno, sulla bellezza che il percorso della luce. dal calare della sera  alla notte e fino all’alba può regalare…come anche la bellissima foto di Wojciech Wandzel testimonia in questo scatto presso Cala Gonone.

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