Su Girasoli: spilla che in genere la suocera regalava alla nuora.
La nostra terra ci affascina spesso, e questo grazie a molteplici aspetti della sua cultura e del suo territorio. Se vogliamo camminare con rispetto sulla nostra unicità, proiettandola sul mondo, aprendoci agli altri, potremmo invitare i “segugi” delle emozioni ad esplorare i nostri paesi.
Ammirare il vestito sempre diverso che le stagioni regalano ai territori, gli ornamenti naturali dunque, ma anche quelli artigianali che da sempre impreziosiscono la nostra tradizione, nulla è come la Sardegna anche per i suoi gioielli 🙂
D’oro , d’argento, in filigrana, ornati di pietre e corallo: i gioielli sardi sono stupendi e molto particolari, vengono lavorati con cura per diventare splendidi e bellissimi.
Ogni donna sarda ha tra i suoi beni preziosi, custoditi con cura come un tesoro, almeno una fede, un ciondolo, degli orecchini o collane in stile sardo, magari regalati dalla madre o dalla nonna.
Quasi a testimoniare con forza e determinazione la propria appartenenza a questa terra, dove i gioielli sono parte importante del vestiario popolare e della tradizione, sono carichi di significato e storia, a metà tra leggenda e realtà.
Addirittura, si narra che furono le fate, le Janas, che all’interno delle loro case (Domus de Janas) tessevano fili d’oro e d’argento per trasformarli in stupende stoffe ornate con pietre preziose.
Inoltre, in antichità i gioielli facevano da tramite tra l’uomo e gli dei. Servivano (e per molte persone servono tutt’ora) a invocarne la grazia, ad allontanare le forze negative.
Per esempio una pietra d’ossidiana incastonata tra l’argento aveva lo scopo di proteggere dal malocchio, oppure il defunto veniva accompagnato da monili e gioielli che proteggevano il corpo e garantivano la rinascita alla vita.
Buttonis in filigrana per uomo e per donna.
I gioielli sardi erano, a lo sono ancora, intrinsecamente legati al costume tradizionale in quanto lo abbellivano e lo integravano completandolo nei suoi elementi decorativi, si pensi ai bottoni della camicia o alle spille utilizzare per reggere lo scialle sulla testa.
Ovviamente, in passato erano soprattutto i ceti più ricchi a possedere ori e argenti preziosi, il cui compito era testimoniare l’appartenenza a una determinata classe sociale e differenziare l’abito festivo e cerimoniale da quello giornaliero.
In passato veniva utilizzato, per realizzare i gioielli, soprattutto l’argento, poiché vi erano diversi giacimenti, lungo la fascia nord-occidentale dell’isola e nell’Iglesiente, in cui questo minerale poteva venire estratto.
Inoltre, secondo documenti risalenti al XVII secolo, esistevano potenti corporazioni di fabbri che utilizzavano per le proprie creazioni la maggior parte dell’argento isolano e avevano costituito centri di produzione artigianale importanti a Cagliari, Oristano, Bosa, Sassari, lglesias e Alghero.
L’oro, invece, veniva estratto, fino all’inizio dello scorso secolo, da una piccola miniera di Lula e intorno a Montevecchio, a Guspini.
Si smise di estrarlo in quanto i costi per farlo erano troppo alti rispetto al guadagno.
Oggi, in oreficeria si possono trovare entrambi questi metalli accompagnati dal corallo rosso, conchiglie, occhi di Santa Lucia o da pietre semi preziose quali l’ossidiana, la selce o il marmo, tessuti, cristallo di rocca, pasta di vetro.
Ma, è la lavorazione l’aspetto che maggiormente distingue e rende unici i prodotti sardi. Questi vengono realizzati con diverse tecniche quali a filigrana, a granulazione, a traforo, a sbalzo, a incisione.
Se si vogliono ammirare i preziosi monili, sull’isola sono presenti diversi luoghi. La raccolta più importante e grande di gioielli è conservata nel Museo etnografico sardo di Nuoro.
Qui vi sono gioielli e amuleti acquisiti da due importanti santuari di Bitti e del suo circondario.
Gli altri reperti, come bottoni, spille, catene, fanno parte integrante dell’abbigliamento popolare, una parte è, invece, costituita da oggetti d’ornamento della persona, quali orecchini, pendenti, anelli, altri ancora sono amuleti, ex voto e oggetti di devozione come rosari, reliquiari, medaglie, croci.
Fede tradizionale sarda, presa da qui.
Mentre, altre suggestive collezioni si trovano nel Museo nazionale “G. A. Sanna” di Sassari, nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, nella Collezione “Luigi Cocco” della Regione Autonoma della Sardegna a Cagliari.
Non resta che organizzare un bell’itinerario scegliendo tra i tanti Hotel Sardegna, ed organizzare delle Vacanze non solo di relax e di esplorazione dei paesaggi incantevoli, ma anche di conoscenza delle tante bellezze culturali ed artigianali delle nostre comunità.
Qui la fonte di questo articolo. Mentre qui è scaricabile il libro dedicato ai gioielli sardi: Gioielli. Storia, linguaggio, religiosità dell’ornamento in Sardegna.
di Giulia Madau