Nulla è come la Sardegna. La nostra terra ha qualcosa di speciale, e nessuno meglio dei sardi può testimoniare e condividere le esperienze e le emozioni dei luoghi per mostrare al mondo questa unicità. Non solo Vacanze in Sardegna da cartolina, non solo una collezione di foto, ma condivisione partecipata delle località e delle persone incontrate.
Ho deciso di dare avvio ad un percorso emozionale nel nostro blog, ospitando questo tipo di testimonianze nella categoria specifica NullaComeLaSardegna, un primo passo verso un geo-blog interattivo ed emozionale del nostro territorio.
Oggi ospitiamo un bellissimo racconto dell’amico Gianmichele Deiana che ci accompagna alla scoperta di una Sardegna per mototuristi, una Sardegna da attraversare ed assaporare lentamente, come in tutte le avventure più gratificanti.
Alla scoperta di viaggiatori a volte trascurati, i bikers, e che invece potrebbero essere una delle tante possibilità di sviluppo per i nostri luoghi, anche in bassa stagione.
Un’isola sotto le ruote. di Gianmichele Deiana
A chiunque capitasse di aggirarsi per la Sardegna, in periodi di bassa stagione, non sfuggirebbe il numero di motociclisti – soprattutto stranieri – che ne percorrono le strade. E se si è malati di moto non è difficile afferrarne il motivo. Chi è già stato nell’isola – su due ruote – sa bene di cosa si parla; chi ancora non l’ha fatto, o si è limitato ad una vacanza sul mare, può capirlo: basta un po’ di immaginazione…
Hai viaggiato una notte intera, su un mare tranquillo, che ha cullato te e il tuo cavallo a due ruote. Tu nell’intimo della cabina, lei (esatto: la motocicletta è donna) nella pancia accogliente e rumorosa della nave. Arriva la mattina, con il cappuccino e la brioche d’ordinanza. La tuta è già addosso, impaccia un po’ i movimenti; il casco ci aspetta sulla poltroncina, assieme alla borsa. Dopo infinite manovre il bestione navigante attracca e tu, tra altri mille, scendi nel garage.
Le calamite della borsa si attaccano al serbatoio con un familiare “clack”; il casco calza – come sempre – a pennello. Guanti, chiavi, quadro acceso, cartina sotto gli occhi. Borse ok. Il motore si avvia. Sbarchi dalla nave con misurata calma, e segui il fiume di auto che va fuori città. La temperatura è ideale: è Maggio, d’altronde; ma potrebbe essere anche Aprile, o Marzo, o Ottobre inoltrato. Talvolta il tempo fa scherzi, è vero, ma se si hanno fortuna e coraggio il sole può diventare un compagno di avventure anche in bassa stagione.
Due zig zag veloci, per prendere confidenza con l’asfalto (“Pare tenere mooolto bene…”) e per smarcarsi da quelle quattro auto che da un po’ ti stanno davanti. Sparite quelle, sparisce il traffico; resta la strada, il panorama, la tranquillità. Restano i profumi di macchia mediterranea che entrano da sotto la visiera e ti inebriano: cisto, mirto, lentisco, corbezzolo. Una mistura strana e magica che sa di terra, di verde (“Quanto ce n’è! E menomale che mi avevano detto che è un posto arido…”), di buono.
La strada scorre sotto le ruote, ora veloce, ora meno. L’asfalto è un biliardo, non ci sono gobbe, non ci sono buche, eredità del gelo invernale, non ci sono rattoppi fastidiosi per il culo e le sospensioni. Le curve sono perfette, sembrano disegnate da un pilota esperto. Ci entri dentro e sai già come ne uscirai. In sicurezza, in totale appoggio, in perfetta traiettoria, con la moto in coppia pronta a fuggire dietro l’angolo.
Curva, controcurva, breve dritto, saliscendi, panorami, curva, curva larga, tornantino a salire a sinistra e poi su, su e ancora su. Con il panorama che non è intorno e basta: ci sei tu dentro, e lui è entrato dentro di te. E quei profumi di erbe e arbusti ora si mischiano con l’odore delle gomme calde, del cuoio tiepido per il sole, e diventano un tutt’uno.
E non c’è spazio per altri pensieri che non siano la moto, le curve, il godere della vita e lo stare bene. Non c’è spazio per lo stress, non c’è spazio per i cellulari (“Figata! Qui non c’è nemmeno campo!!”), non c’è traffico o rumore, né capi, né colleghi. L’unico suono che senti è il fruscio dell’aria sul tuo viso, quando tieni la visiera alzata e vai a 40 all’ora.
Puoi fermarti dove vuoi, certo di trovare un posto per fare belle foto (“E che me la sono portata a fare, la digitale, allora?”); puoi cercare con fiducia un posto per mangiare, sapendo già che qualcuno ti chiederà della moto: “Quanto fa? Complimenti, è davvero bella! Me la presta? Ci posso mettere sopra mio figlio per una foto?”.
Ti puoi sedere a tavola sapendo che mangerai bene, se avrai scelto bene. E berrai ancora meglio, berrai il giusto, perché c’è ancora tutta la sera davanti per guidare e l’agriturismo è lontano.
Te la prendi comoda, gusti il tuo tempo per far scendere pranzo e caffè. Poi ancora in sella, a guidare lentamente – ma non sempre, gustando ogni curva e pregustando quelle che farai dopo. Un letto ti aspetta a 120 chilometri da qui, e puoi scegliere fra tre o quattro itinerari per allungare o per arrivare un po’ prima (“Ma sì, giro di qua, tanto la sera è ancora lunga e voglio fare due pieghe al tramonto…”).
In ogni caso, anche se ancora non te ne sei accorto, quell’isola ora piccola, ora grande, ti è entrata nel cuore. Nel tuo, e in quello – d’acciaio – della tua moto.
Gianmichele Deiana è un Libraio, appassionato di Sardegna, fotografia, enogastronomia, artigianato, viaggi e naturalmente di turismo in moto 🙂
Le foto e i video sono tratti dal blog SBX, di Sardinian Bike Xperience che offre di itinerari scelti e testati e corsi di guida per moto-turisti organizzati ogni volta presso una località diversa, una vacanza studio unica ed emozionale, con percorsi sempre diversi.
La singolarità e’ che si tengono su strade poco trafficate, per facilitare i partecipanti nell’acquisizione di una tecnica di guida consapevole della propria moto.
Un ulteriore modo di godersi la Sardegna praticando le nostre attività preferite, coltivando le passioni più care immersi in location favolose alla scoperta del territorio e come scrive il buon Gianmichele ritrovarsi ad esclamare “In ogni caso, anche se ancora non te ne sei accorto, quell’isola ora piccola, ora grande, ti è entrata nel cuore. Nel tuo, e in quello – d’acciaio – della tua moto.”