Era una giornata di ottobre, ma qui l’estate sembra non volersene andare mai. Ti rendi conto che è finita solo perché sei circondato dalla quiete e trovi parcheggio ovunque vai.
Quando siamo arrivati nella grande spiaggia di Chia non eravamo certo in tenuta da mare. Abito e scarpe eleganti sono quanto di meno adatto per visitare questo posto. Le poche macchine ferme nel parcheggio facevano presagire che avremmo trovato solo pochi fortunati. E infatti così era.
Nascosta tra le enormi dune di sabbia, la spiaggia era grande e bellissima, ci accoglieva rilassata ed elegante nel suo vestito di seta dorato, senza una piega e come appena stirato.
Era talmente perfetta che avevamo quasi paura a camminarci sopra, tanto più a camminarci con le scarpe. E quindi via le scarpe ma avanti in punta di piedi.
E’ incredibile come un luogo possa essere talmente elegante che finisci per portargli rispetto come fosse una signora.
L’impressione era che, dopo mesi di lavoro, lei fosse lì per riposare. Mesi fatti di intere e interminabili giornate di confusione e poi la notte a rimettersi a posto e leccarsi le ferite per essere nuovamente pronta per l’alba dell’indomani.
E in estate, nel sud della Sardegna, l’alba si presenta presto così come i primi mattutini e intrepidi ospiti.
Ma ora era arrivata la pace e lei era stesa al sole caldo ma non soffocante, si godeva il tepore del pomeriggio d’autunno e le carezze del mare che dolcemente si avvicinava e poi si ritraeva.
Un passo dopo l’altro affondavamo i piedi nella sabbia ed era davvero come camminare su lenzuola di seta. La sabbia finissima costituiva un tappeto soffice e delicato che accoglieva i nostri passi conservandone il ricordo in solchi decisi ma poco profondi. Il vento presto avrebbe cancellato quei ricordi e risistemato il lenzuolo. Era lì a posta, il vento, pronto a passare una mano amorevole sulle pieghe come una mamma che riassetta il letto del bambino.
Da lontano la torre di Chia osservava tutto. Custode geloso di un angolo di Sardegna che ti lascia incantato da qualunque prospettiva lo guardi.
Eravamo forse un elemento incomodo in quel momento. Mare, vento e torre erano solo per la Signora, e noi, come moscerini inopportuni, curiosavamo nella loro intimità .
Un po’ di disagio lo sentivamo davvero, anche se non eravamo soli. C’erano i pochi fortunati di cui avevamo trovato le macchine nel parcheggio. Ma loro facevano kitesurf ed era come se facessero parte del posto.
Piccole e colorate vele che svolazzavano sul mare come fossero gabbiani e donavano dinamicità in uno spazio che sarebbe stato altrimenti senza tempo.
Ci sarebbe forse bastato un costume da bagno per toglierci dall’imbarazzo, fare un tuffo nell’acqua cristallina e poi togliere il disturbo. Invece abbiamo tolto il disturbo, senza tuffi e sempre in punta di piedi.
Ci tornerò con mio figlio, una vacanza a Chia non deve essere male…. o magari ancora in autunno o in primavera, quando la Signora è ancora rilassata e penso che le farà piacere far correre un bambino di 3 anni nelle sue immense distese di sabbia.
Marco Demurtas
Portale Sardegna