“Viaggiare così è viaggio. Ma lo faccio e non ho di mio più del sogno del passaggio. Il resto è solo terra e cielo” Pessoa
Si parla spesso della nostra Sardegna come un luogo incantevole ed unico, amata da cantanti e poeti, quasi un continente si è scritto. Dallo Jünger di “Terra Sarda” a De André, a Capossela tra gli ultimi, in tanti hanno subito il fascino della nostra isola.
Come nel film “L’attimo fuggente” il Prof. Keating invitava gli alunni a salire sul banco e vedere le cose in modo differente, così mi piacerebbe fare allo stesso modo per proporre e riscoprire questa terra, e poterla poi trasmettere con passione.
A volte basta un piccolo sforzo e guardare le stesse cose da un altro punto di vista. Forse potremmo valutare, provare e perché no magari anche inciampare per caso in un nuovo progetto turistico per il futuro, che faccia della qualità e della creatività la sua forza distintiva.
E oggi questo approccio appare di attualità, anche in seguito ad un rinnovato spirito di riscoperta dei nostri miti e dei nostri luoghi, con la Regione Sardegna che sta cercando di tradurre la tradizione. Un esempio la recente iniziativa de “L’isola che danza”.
Una serie di eventi dell’inverno sardo che ben caratterizzano la possibilità di una visita appagante anche fuori stagione. Ecco forse possiamo tradurre un altro volto della nostra terra, non solo relax, mare, Hotel in Sardegna, vacanze da vendere e promuovere per chi volesse conoscerla.
Ma anche trasmetterla, creare insieme un’Esperienza Sardegna. Non è facile vendere un’esperienza ma può dare molte soddisfazioni. Il termine esperienza nella sua origine latina “experior” ricorda l’assonanza con speranza, con lo sperimentare, il mettersi alla prova.
E nella sua radice greca “peirao” ovvero tentare, evoca un concetto del tentare al di fuori del normale, del consueto e quindi anche perdersi . Ma anche oggi che il mondo ci viene tradotto con mezzi potenti e suggestivi resta la nostra esperienza personale l’unica davvero indimenticabile, che ci porta quel di più di valore.
Forse quindi l’unico modo di conoscere la nostra Sardegna è attraversarla e farsi pervadere dalla sua mutevole bellezza. E se fosse proprio questa bellezza unica il nostro capitano, la nostra personale guida, la chiave per poter andare oltre i modelli del turismo modello “corporate”, che sicuramente ha i suoi aspetti positivi ma non è esaustivo e va completato.
Possiamo infatti comunicare offerte vacanze, immagini e colori, parole e slogan di successo, ma non possiamo tradurre i sapori, le atmosfere e la vicinanza calorosa dello scambio con le persone.
Partire e arrivare può essere una cosa semplice, ma il viaggiare, il condividere, tutto ciò che rende riduttivo definire Vacanze in Sardegna un soggiorno nell’isola, quello sarà per sempre nella nostra memoria.
Le esigenze dei turisti viaggiatori cambiano, dai tempi più corti alla scelta di mete più vicine, ma muoversi e conoscere il mondo rimane però un’esigenza forte. Con i vari strumenti possiamo creare Turismo di qualità ed emozionale adattandolo alle varie tipologie di badget di spesa, ma soprattutto possiamo vendere esperienze che durano.
Come se la meta non fosse importante, ma solo il viaggio. Percorsi da fare a piedi nella natura, mostre artistiche, laboratori artigianali, facce e voci, fragranze ed aromi, nuotate e balli, angoli che si aprono improvvisi, una località unica dove scoprire solo noi in un dato momento qualcosa di speciale, strade e panorami da godere in auto o in moto.
E costruire anche noi pacchetti culturali e naturalistici come l ‘Int (Israel National Trail) che in Israele è un percorso imperdibile per tutte quelle persone per le quali per dirla alla Chatwin, emblema del viaggiatore curioso, perdere il passaporto è l’ultima delle preoccupazioni ma perdere un taccuino da viaggio può essere una catastrofe.
Da questo punto di vista merita un plauso l’iniziativa del sassofonista Paolo Fresu che per i suoi 50 anni si fa il giro dell’isola con amici artisti di fama mondiale, visitando luoghi suggestivi per dei concerti evento che hanno un non so che di itinerante e poetico.
Come immaginano la Sardegna questi possibili visitatori? Come pensano la Sardegna, cosa conoscono e cosa possono conoscere, come la desiderano, come la progettano? Come possiamo progettare per loro?
Intercettare questo sentimento e promuovere la nostra visione a riguardo, potrebbe essere sorprendente, e nel lungo periodo regalarci tantissimi arrivi di quei turisti cercatori di esperienze, che con rispetto e passione sarebbero il modo più intelligente di creare ricchezza duratura dal Turismo.
Per vivere, godere, conoscere, osservare e perdersi in questa Terra meravigliosa.
In attesa di vivere personalmente le nostre emozioni viaggiamo per adesso grazie alle belle foto di Matteo Setzu, per sua stessa definizione un “fotografo per passione”,della sua amata terra.
Per iniziare non ci resta che salire sul banco.
“Viaggiare! Perdere paesi! Essere altro costantemente, non avere radici, per l’anima, da vivere soltanto di vedere!” Pessoa
One Comment on “O Sardegna mio capitano”